pubblicato il 14/02/16


8. Ritorno alla fonte

L’epoca attuale è caratterizzata da una quantità straordinaria di opportunità riguardo alla crescita personale. Uno dei mercati dell’editoria più floridi è costituito dal settore dei manuali di auto-aiuto. Questo indica che molti hanno un vero interesse a migliorare la propria vita, ma ha anche generato molta confusione. Sul mercato fanno la loro comparsa nuove formule e strumenti vari che garantiscono vie semplici verso il miglioramento personale.

Devo ammettere che alcuni congressi spirituali ai quali ho partecipato negli ultimi anni sono stati estremamente vivaci ed che ho imparato molte cose interessanti. Tuttavia so per esperienza personale che la vera trasformazione non è cosa per persone poco coraggiose. Affrontare se stessi a livello profondo e gestire la montagna di rifiuti che la nostra vita normale non è stata in grado di gestire, è una faccenda seria.

Ricordo un congresso spirituale in India tanti anni fa, quando ero ancora uno studente irriverente. L’attrazione principale era un guru con lunghi capelli e barba bianchi che si era allenato per molti anni a toccarsi con la lingua il centro della fronte. C’è un mito al riguardo che dice che se qualcuno riesce a farlo, è in grado di bere il nettare della conoscenza.

Dopo la sua presentazione, lo seguii fuori dalla sala e con mia sorpresa si accese un bidi, una tipica sigaretta indiana. Il dialogo fu questo:

«Credi in Dio?» gli chiesi.

«Dio è ovunque».

«Questo significa che sei Dio?».

«Certo. Io sono Paramatma (l’Anima Suprema). Anche tu lo sei».

«Ma se sei già Dio, perché hai bisogno di toccarti il centro della fronte con la lingua? Se sei realmente Dio, possiedi già il nettare della conoscenza».

(Silenzio)

«Un’altra cosa. Se sei Dio, perché fumi?».

(Silenzio stizzito)

Ammetto di essere stato indiscreto, ma avevo solo ventidue anni a quel tempo e qualsiasi cosa mi incuriosiva.

Senza dubbio, ciò che il guru era capace di fare rappresentava un gesto incredibile di forza di volontà e tenacia, ma non sarebbe certamente stata una via facile per la maggior parte delle persone, e probabilmente di scarso valore pratico. Ciò nonostante, rappresentava anche una piccolissima parte di una dimostrazione su scala planetaria del fondamentale bisogno umano di verità, e che ognuno capisce la verità che vuole o che gli è stata insegnata. La straordinaria varietà di teorie, gruppi spirituali, saggi, atti di coraggio e rituali dimostra quanto sia grande il nostro interesse per il ritorno alla fonte della spiritualità.

A prescindere da come venga illustrato o spiegato, senza dubbio l’evento più importante del mondo spirituale è la trasformazione personale e il potenziamento che apporta. È ciò che di meglio la spiritualità abbia da offrire. È anche gratuita, perché la verità autentica non ha costi.

Potrei passare il tempo a leggere i migliori libri e frequentare i seminari più costosi. Tutte queste cose possono essere di grande aiuto per la trasformazione del sé. Ma per quanto si possa essere aggiornati, tutto ciò che si legge, si vede e si ascolta riguardo al cambiamento non vale il cambiamento stesso.

Potere spirituale e potere occulto

Una conseguenza della straordinaria disponibilità di sentieri e pratiche spirituali, è la relativa facilità di confondere i poteri soprannaturali od occulti con il vero potere spirituale.

Telepatia, telecinesi, levitazione, energia dei cristalli, piramidi, l’abilità di camminare sull’acqua o sul fuoco, l’autoflagellazione, la materializzazione o la smaterializzazione di oggetti, magia, contatti con spiriti disincarnati e tutta una serie di fenomeni paranormali, benché facciano parte del percorso di tante persone, non giungono al punto centrale del cambiamento personale e del vero potere spirituale che esso implica.

Se un’entità disincarnata si manifesta attraverso il corpo di un’altra persona, molti rispondono con meraviglia ai messaggi ricevuti con questo mezzo. Normalmente non ci si rende conto che questi spiriti sono anche esseri umani, con le stesse virtù, difetti e prospettive filosofiche di noi incarnati. Vi sono quelli che vogliono aiutare e quelli che non lo vogliono. Ad un esame più attento, i messaggi ricevuti si possono ritrovare in qualsiasi testo sacro che parli dello stesso argomento. Spesso è solo l’aura di mistero che circonda il contatto con questi spiriti-guida che lo fa sembrare diverso.

In mancanza di una vera esperienza di libertà, chi possiede virtù, talenti e abilità straordinarie viene messo su un piedistallo da quelli che sono meno dotati. Buddha insegnò che, ogni tanto, si manifesta sulla terra un’anima speciale la cui vita è come una freccia che indica una verità trascendente, ma gli esseri umani tendono a mettere questa freccia sugli altari e a venerarla, dimenticando la verità che essa indica.

La parola «occulto» significa nascosto. Forse gli adepti delle pratiche occulte sono in aumento perché il visibile non offre le risposte che cerchiamo.

La vera spiritualità mi consente di camminare non sui carboni, ma sul fuoco delle negatività – le mie e quelle degli altri – senza bruciarmi; di attraversare il corso e le correnti delle varie situazioni con facilità ed equilibrio senza affondare e di levitare o andare oltre l’attrazione dei sensi fisici. Non si tratta di fare queste cose fisicamente.

Il potere spirituale inizia con l’affermazione di un pensiero preciso: Io sono un essere di pace; il mio potere è dentro di me.

Dio: punto fondamentale per potenziare il sé

Il potere spirituale è latente dentro di me. Ha bisogno di essere risvegliato. L’unico che può attivare i miei poteri e le mie virtù è colui che chiamiamo Dio, Allah, Geova, Shiva o con i tanti nomi che ogni tradizione gli ha attribuito. Nessuno, dai ciarlatani che cercano di trarre profitto dalla spiritualità ai saggi e ai guru più sinceri, può sostituire la mia connessione personale con il potere supremo dell’universo. Davanti a un Uno di tale portata non ho bisogno di oggetti, suppliche, formule magiche o rituali.

Non ho bisogno di intermediari umani, per quanto ben intenzionati possano essere; dopotutto, anch’essi sono miei fratelli. Una connessione pura e non adulterata tra il sé e la fonte suprema – me e Dio – ecco l’essenza di tutte le mete spirituali.

C’è una storia riguardo a un re che, ogni giorno, di prima mattina, apriva le porte del suo palazzo per distribuire una parte delle sue ricchezze ai poveri della città.

Un giorno, uno dei mendicanti volle arrivare un po’ prima per scoprire come mai, benché il re distribuisse le sue ricchezze ogni giorno, queste sembravano aumentare sempre. La porta era aperta e perciò il questuante entrò. Udendo qualcuno che pregava ad alta voce, si avvicinò ad una stanza poco illuminata. Lì vide il re che celebrava le lodi di Dio cantando:

Oh, Dio! Quanto sei meraviglioso! Tu mi dai tutto. Senza di te io sono una nullità. Oh, Onnipotente!... Oh Maestro dei maestri…

Profondamente commosso dal fervore della devozione del re, il mendicante se ne andò senza far rumore. Più tardi, al momento della distribuzione giornaliera, quando arrivò il suo turno, il re gli disse:

«Prendi, prendi… questa è la tua parte, figlio mio».

«Non voglio niente, Maestà», rispose.

«Perché hai fatto la fila, allora?».

«Vorrei che vostra Maestà mi mostrasse come posso avere la mia connessione personale con Dio. Oggi ho visto che anche voi siete un questuante. Se è Dio che dà tutto, allora anch’io voglio rivolgermi direttamente alla fonte».

Perché perdiamo potere?

In India c’è un rituale chiamato Navratri durante il quale, per nove giorni e nove notti, con grande dispendio di denaro, i devoti creano, vestono, venerano e poi affondano nel fiume dei fantocci raffiguranti le principali divinità femminili. Il giorno dopo viene ripetuto lo stesso procedimento.

Allo stesso modo noi diamo vita alle immagini che vengono generate nella nostra mente. Benché non abbiano consistenza in sé e di per sé, noi infondiamo loro la vita, dopodiché sembrano avere il potere di riprodursi. Creiamo i fantocci di dubbi, conflitti, cattive abitudini e preoccupazioni e conferiamo loro una propria realtà. In questo processo si spreca una grande quantità di energia spirituale.

Li decoriamo con i ricordi delle esperienze passate e con le proiezioni future e offriamo riflessioni distorte sull’altare di questi fantocci:

Oh grande dubbio! Come sei forte oggi…

Oh possente preoccupazione quanto sei importante…

Oh abitudine! Quanto più forte di me sei…

Oh arroganza e aggressività, che fate parte del mio stato naturale… Non posso cambiare…

Rivestiamo questi tratti negativi con gli abiti di pensieri deboli e cerchiamo anche di dare i frutti di queste offerte interne agli altri. Alla fine giungiamo alla conclusione di aver sprecato tempo ed energia in questo processo e dobbiamo distruggere il fantoccio.

Immagina un artista, per esempio, che dipinga l’immagine di una tigre e poi cominci ad averne paura. Benché il quadro della mia vita sia dipinto con i colori dei ricordi e delle esperienze passate e presenti, esso resta qualcosa che io stesso ho creato. Come posso aver paura della mia stessa creazione? Io ho dato al quadro potere e vita, e poi ne ho paura!

Devo ammettere che questi fantocci interni sono solo tigri di carta. È così che vedo il valore dei pensieri positivi e lo spreco che deriva da quelli negativi.

Prerequisiti

I requisiti per sviluppare la forza spirituale sono:

  • · Una meditazione che mi dia il potere di canalizzare le mie energie personali.
  • · La consapevolezza dello scopo che conferisce fermezza. Io posso perfezionarmi.
  • · Fede in questo potere spirituale come mio diritto.
  • · Comprendere che il verbo che esprime l’eternità si coniuga al presente. Non è io ero forte o io sarò forte. È io sono forte.

L’assimilazione di questi punti mi dimostra che il potere spirituale non è qualcosa che deve essere sviluppato. È già dentro di me, ed essendo latente attende di essere portato alla luce. Ho solo bisogno della chiave. Comincio anche a vedere che tutti gli eventi della vita si manifestano solo per verificare il mio grado di potere spirituale.

La meditazione Raja Yoga

La parola yoga deriva dalla radice sanscrita yug che significa legame o connessione. Se ricordo qualcuno o qualcosa si può dire che sono in yoga con quella persona. Raja significa sovrano.

Raja Yoga si riferisce alla connessione mentale tra l’anima umana e il Supremo che ripristina una sovranità personale sui sensi, sui pensieri, parole e azioni.

Ciò implica radunare le forze disperse dei pensieri e convogliarle prima sul vero sé e poi connetterle con l’Essere Supremo per assorbire la Sua energia illimitata. Un livello di meditazione profondo richiede concentrazione sulla forma e sugli attributi del potere supremo che ricarica realmente il sé in tutti i sensi.

È una pratica molto personale e poiché si attua a livello dell’anima, essa può essere praticata da persone di qualsiasi convinzione religiosa o anche da coloro che non seguono alcun credo. Prima di essere cristiani, buddhisti, ebrei o musulmani, noi siamo anime, e la meditazione inizia a questo livello. Tuttavia, per entrare in contatto con il massimo livello di energia del cosmo è necessario che io lo conosca meglio. (Benché questa energia non sia maschile né femminile, mi riferirò ad essa come Egli per semplificare le cose).

Il potere di Dio

Ho un’amica che diventò atea dopo che il figlio rimase ucciso in un gravissimo incidente. Non riusciva ad accettare un Dio che «permetteva che suo figlio venisse ucciso». C’è anche una commedia riguardo a un uomo che perse la sua lussuosa imbarcazione in un tremendo uragano e dopo che la sua compagnia di assicurazione ebbe rifiutato di pagare, sostenendo che si trattava di «un atto di Dio», si mise a fare causa a Dio!

Da quando Marx dichiarò che «la religione è l’oppio dei popoli», milioni di persone hanno adottato uno stile di vita «ateo» perché non riuscivano ad accettare un Dio che permetteva ai suoi presunti figli di essere oggetto di tante oppressioni o che fossero commesse tante atrocità nel Suo nome. Nessuna religione può dirsi orgogliosa della sua storia a questo riguardo.

Se ci ragioniamo un po’, possiamo accettare che tutte queste storie riflettono solo alcuni malintesi di fondo riguardo a quali poteri Dio possegga realmente. C’è veramente lui dietro alle morti accidentali, alle calamità naturali, all’oppressione, alle guerre combattute nel suo nome?

Le guerre e i conflitti attuali basati sulle varie ideologie del mondo, le quali affermano tutte di avere Dio dalla propria parte, mostrano meglio di ogni altra cosa che il vero Dio non può essere dalla parte di nessuno.

Confesso che tali idee non hanno mai trovato una facile collocazione nel mio cuore, anche se, come tanti, ho combattuto con la contraddizione di dover amare Qualcuno che si supponeva dovessi venerare e al tempo stesso temere. Sono giunto alla conclusione che tutti questi fenomeni sono solo manifestazioni di storie karmiche individuali e collettive, delle quali nessuno può vedere l’inizio e la fine e pertanto nessuno può prendersela con Dio per questo.

Pensavo che se Dio esisteva veramente, avrebbe dovuto essere molto più disponibile ed essenzialmente amorevole. Con questa apertura, cominciai a praticare la meditazione. Ma, come ho detto prima, l’esperienza del potere di Dio si manifesta obiettivamente solo attraverso la vera trasformazione che apporta alla mia vita, come:

  • · liberarmi di abitudini profondamente radicate
  • · cambiare l’effetto che il passato potrebbe avere su di me
  • · tenere fermamente nelle mie mani le redini del mio futuro
  • · essere in grado di reagire a seconda delle vere necessità degli altri e delle situazioni.

Il vero Dio

Ho viaggiato in più di 90 paesi di tutte le più importanti religioni del mondo e sono sempre stato colpito dalle somiglianze tra i sistemi di credenze degli esseri umani. Ciò non sorprende, poiché tutti abbiamo attraversato lo stesso processo che dal mondo delle anime ci ha portato sul palcoscenico terreno per poi ritornare indietro. Abbiamo molte più cose in comune che differenze. Alcune delle espressioni che riflettono queste somiglianze le troviamo in moltissimi idiomi:

  • · Oh, mio Dio! (quando soffriamo o siamo meravigliati)
  • · Grazie a Dio! (quando ci sentiamo sollevati)
  • · È la volontà di Dio! (quando accade qualcosa che non comprendiamo)
  • · Perdio! (quando siamo arrabbiati)

Ovviamente Dio deve aver fatto qualcosa di estremamente importante per gli esseri umani perché se ne ricordino così.

Nonostante le somiglianze, ci sono tante concezioni riguardo a Dio quanti sono gli esseri umani. Alcune di queste sono:

  • · Dio è ovunque.
  • · L’anima umana è Dio.
  • · È solo frutto della nostra immaginazione.
  • · Ha creato tutto dal nulla.
  • · Trascende la nostra comprensione.
  • · Alcuni esseri umani speciali sono incarnazioni di Dio
  • · A Lui si deve tutto, incluso il male.
  • · Il nostro mondo non è che una rappresentazione nella mente di Dio.
  • · Non si muove foglia che Dio non voglia.
  • · L’anima umana è Dio o parte di Dio.

Nonostante le varie idee – alcune delle quali palesemente contraddittorie – c’è una certa concordanza non solo tra le diverse tradizioni, ma anche rispetto a ciò che l’esperienza del nostro cuore ci suggerisce:

  • · Dio è un Essere trascendente. (È per questo che gli appartenenti a qualsiasi tradizione chiudono gli occhi per andare oltre il mondo materiale ogni volta che cercano di pregare o di meditare su Dio).
  • · Egli è il Benefattore delle anime umane. (Sappiamo intuitivamente che Dio esiste per aiutarci).
  • · Dio è una fonte di potere spirituale. (L’equivalente più vicino che abbiamo di Dio nel mondo fisico è il sole – una fonte di luce – così come viene rappresentato in molte tradizioni, soprattutto quelle antiche e indigene).
  • · Dio è luce. (C’è stata una continua ricerca di illuminazione in tutte le tradizioni).
  • · Dio è fonte di saggezza e guida. (Questo è il tema di tanti inni e preghiere. Quando abbiamo un problema ci aspettiamo che Dio ci infonda la saggezza per risolverlo).
  • · Dio è fonte di amore incondizionato. (È per questo che probabilmente ricerchiamo l’amore in tutte le nostre relazioni. Abbiamo fatto l’esperienza dell’amore di Dio e la usiamo come misura assoluta per tutti gli altri amori).

La presenza di Dio

Poiché Dio, in quanto fonte di potere spirituale, non è materiale, noi possiamo verificarne la presenza solo interiormente. Non ci sono strumenti scientifici o altri mezzi per dimostrarne l’esistenza. Oggettivamente, possiamo solamente mostrare o rivelare la nostra connessione con Dio grazie alle trasformazioni che il Suo potere spirituale apporta alla nostra vita pratica.

Certamente, in base all’esperienza soggettiva possiamo dire che Egli trascende la materia (e pertanto gli strumenti di misurazione materiali). Se persino l’anima lascia il corpo nell’istante della morte, come potrebbe Dio permeare la materia che si lascia dietro?

Infatti, quando cerchiamo di portarLo alla mente, generalmente chiudiamo gli occhi allo scopo di trasferirci oltre questa dimensione. Per una meditazione corretta, è necessario che io sappia dove Egli si trova o risiede. Se invio una lettera con l’indirizzo sbagliato, non giungerà a destinazione. Se invio un pensiero con un indirizzo sbagliato, non arriverà dove desidero che arrivi.

Quando si chiedeva ai saggi dell’antica India dove risiedesse Dio, essi rispondevano: neti neti (né questo né quello). Le loro controparti più recenti direbbero che Dio è in ogni cosa. Persino gli esseri umani così pieni di imperfezioni si attribuiscono i suoi appellativi: Vostra Eccellenza, Vostra Maestà ecc.

L’idea che Dio sia onnipresente in questo mondo fisico potrebbe riflettere le altezze della poesia mistica, ma interpretarla letteralmente è qualcosa di completamente diverso. Inoltre, se ci pensiamo, vediamo che essa esprime con semplicità la presenza di Dio, in maniera simile a due amanti che si portano reciprocamente nel cuore e si sentono vicini anche se si trovano in paesi distanti.

La base della pratica efficace della meditazione Raja Yoga è quella di potersi connettere mentalmente con Dio in quanto fonte di qualità e poteri spirituali. Egli ha la stessa forma a stella dell’anima, ma irradia un’energia spirituale infinita. Si può fare un paragone con il sole fisico. Come il sole si trova in un solo luogo nel sistema solare e da lì svolge la sua azione, così Dio non ha bisogno di essere presente in tutte le cose al fine di irradiare le Sue qualità.

La Sua collocazione più logica è la dimora delle anime (vedasi Capitolo 3). Tuttavia Egli può essere contemporaneamente con me, poiché la vicinanza a Lui è qualcosa che travalica le dimensioni fisiche. In quanto essere eterno, io sono continuamente collegato a un’altra dimensione nella quale non v’è né spazio né tempo.

Se io esisto su questo piano più sottile, la stessa cosa può dirsi di Dio.

La distanza tra l’anima e Dio è solo quella di un pensiero.

Differenze e somiglianze

Le differenze tra le anime e l’Anima Suprema (Dio) sono talmente numerose che non è logico considerare l’anima uguale a Lui, sia in termini di funzione che in termini di potere.

Molti sostengono che l’anima umana sia Dio o parte di Dio. Ciò è dovuto probabilmente ai nostri attributi innati e più profondi. La pace del mio stato originale è paragonabile alla pace di Dio. Il mio amore più elevato e più autentico è come l’amore di Dio. I sanskara di purezza, verità e saggezza che costituiscono la mia essenza originale sono simili alle Sue qualità. La «parte di Dio» che noi saremmo è solo l’insieme dei nostri sanskara originali e profondi.

Per coloro che sostengono la tesi precedente, vi sono alcune domande la cui unica risposta è il silenzio. Se siamo Dio, siamo Padri e Benefattori di tutte le anime? Se siamo parti di Dio, perché le qualità che abbiamo citato non sono costantemente presenti nella nostra vita? Dopotutto, uno degli attributi più riconosciuti di Dio è la stabilità. A sostegno di ciò, Egli non è mai stato generato da donna, quindi non crea mai debiti karmici con gli altri né perde mai le sue qualità originali.

Nonostante le numerose somiglianze, gli attributi di Dio sono incomparabili. Eppure, l’unione mentale o yoga con Lui si basa sulle somiglianze e non sulle differenze.

Venerazione o rispetto di sé?

Si racconta di un re demone che evocava mostri dagli alberi, dalle rocce e dal vento dominando l’immaginazione della gente del luogo. La gente aveva dimenticato il proprio potere e credeva che quelle creature immaginarie della natura avessero il diritto di governare ogni cosa. Quando si accorsero che il re ricorreva a un trucco che creava un’illusione di massa, insorsero e scoprirono il loro potere innato. Il sovrano fu gettato in un burrone.

Molte persone credono nell’esistenza di simili dei e demoni o esseri sovrumani vissuti nel passato e che ora risiedono in qualche dimensione parallela aiutando od ostacolando l’umanità a loro piacimento.

Gli esseri umani che in passato hanno mostrato poteri, virtù o una purezza non comune, ora vengono venerati dalle masse, come accadeva con i fondatori delle varie religioni. Pochissimi sono consapevoli che il vero potere spirituale fa parte, in realtà, del passato dimenticato di ciascuno di noi. Quando ero nel mondo delle anime, io avevo tutti i miei poteri. Quando sono venuto qui ho cominciato ad usarli, nascita dopo nascita, fino a quando quegli stessi poteri e virtù che avevo una volta non sono stati sepolti dentro di me sotto gli strati delle altre esperienze. E me ne sono dimenticato a tal punto che ho cominciato a ricercarli fuori di me, finendo con l’allontanarmene ancora di più.

In assenza di un vero rispetto di sé, ho cominciato a venerare e ad avere soggezione di coloro che ritenevo fossero vicini a Dio o che fossero persino Dio stesso. Non mi rendevo conto che collocare altri esseri umani su un piedistallo e chinare il capo può essere solo una proiezione della mancanza di conoscenza e di rispetto verso me stesso.

Naturalmente, le virtù altrui vanno apprezzate. Ma elevare un altro essere umano a oggetto di venerazione, significa dimenticare che in realtà egli è solo un mio fratello. Chiunque sia, egli ha una storia eterna molto simile alla mia. Anch’io ho un’origine elevata e divina. Devo solo credere di più in me stesso. È da qui che recupero la mia forza dimenticata ed esco dalla strettoia di un’umiltà deleteria che mi fa usare espressioni come:

Non sono niente di fronte alla tua grandezza. Sono un povero peccatore…

Questo atteggiamento viene chiamato devozione, mentre invece somiglia di più ad una denigrazione di sé.

Personalmente vedo l’ingenuità di fondo quando ci si relaziona con Dio nel modo seguente:

Oh Dio! Come sei meraviglioso. Tu che possiedi tutto l’universo e sei padrone del destino di tutti, Tu che doni felicità ecc. Ti prego, aiutami nelle difficoltà che sto attraversando a casa (al lavoro, nelle relazioni ecc.). Dammi la forza (denaro, amore, pazienza ecc.). Indicami una soluzione, Tu che sei Onnipotente. Ti prometto di essere buono… Amen.

Limitarmi a questo genere di contatto mi rende cieco al mio stesso potenziale di risolvere proprio le cose per le quali sto chiedendo aiuto. Se una persona venisse da me supplicandomi in questo modo, potrei persino sbatterle la porta in faccia! Non adulerei in questa maniera neanche il mio padre biologico allo scopo di ottenere qualcosa da lui. Perché lo faccio con Dio?

L’autocommiserazione davanti all’Essere Supremo rende impossibile un’intrinseca vicinanza ed è qualcosa che impedisce alle mie qualità autentiche di manifestarsi. Soprattutto, rivela una fondamentale ignoranza del fatto che su questa Terra siamo figli di Dio.

Queste richieste di aiuto sono più simili alle parole di un mendicante che ripete una litania ormai logora per spillare soldi ai ricchi. Dio esige forse l’adulazione per dispensare qualche spicciolo spirituale ai propri figli? Se Egli è veramente il più saggio dei saggi, allora non può ignorare che il potere spirituale di cui hanno bisogno i Suoi figli per risolvere i loro problemi è già presente e che qualsiasi salvezza dipende dall’impegno personale. La sola fede non genera trasformazione.

Sapendo ciò, devo fare del mio meglio per lavorare con e attraverso la mia personalità e la situazione esistenziale attuale per riportare alla luce quanto di divino e nobile c’è in me.

È meglio essere figlio che mendicante. È meglio assimilare le virtù nella vita pratica che ammirarle o venerarle negli altri.

Cercare o trovare?

Chiunque cerchi qualcosa lo fa perché l’ha persa. Parimenti, l’oggetto più grande della ricerca umana è sempre stata la pace. Perché voglio la pace? Perché l’ho sperimentata e l’ho goduta in passato. Non posso provare il desiderio di mangiare un mango se non ne ho mai mangiato uno.

Ancora una volta, lasciate che segua un ragionamento logico.

Ogni essere umano, a prescindere dalla religione o cultura, ricerca la pace, l’amore e la felicità. Avevo queste qualità e le ho usate. Ricordo come mi sentivo quando le avevo ed ora ne sento veramente la mancanza. Dove le possedevo al massimo livello? Quando mi trovavo nel mio stato latente nella dimora o mondo delle anime. Quando le cose diventavano troppo spiacevoli per me, chiudevo gli occhi perché non volevo più vedere il mondo materiale. Cercavo di volare oltre, nel tentativo di recuperare in parte ciò che avevo perduto…

Così, senza troppi misteri, è possibile comprendere il grande compito della storia. Sotto questa luce, sembra che tutti i fenomeni religioso-culturali siano stati in qualche modo correlati a questo fondamentale bisogno di ritornare allo stato naturale.

Se comprendo la pratica del Raja Yoga al suo livello più elevato, come esperienza di una relazione naturale con l’Essere Supremo, diventa chiaro che essa non può richiedere alcun rituale specifico, postura fisica o impegno gravoso.

Usando punti profondi di conoscenza spirituale riguardo alla dimora delle anime e alla forma e agli attributi sia dell’anima che di Dio, io posso sviluppare questa unione con molto amore. È l’amore e non un’arida teoria che fa funzionare questa esperienza.

Raccolgo tutto il mio amore e mi concentro su Dio nella sua forma essenziale e immediatamente ne ricevo in cambio una corrente incredibile di beatitudine.

Volo mentalmente verso questo sole spirituale, ricarico le mie batterie e comincio a comprendere la profondità di ogni relazione che è importante per l’anima: genitore-figlio, maestro-studente, guida-discepolo, amico-amico ecc.

Ciò è perfettamente fattibile perché Dio viene visto non semplicemente come fonte suprema di energia spirituale, ma come la personalità più elevata. Egli è una persona come me, e poiché le Sue qualità sono superiori, è facile amarlo.

Meditazione 9

Con gli occhi aperti e lo sguardo posato su un punto davanti a te, crea e percepisci i seguenti pensieri:

Calmo e non influenzato dai rumori che mi circondano, sono stabile, forte… un essere di pace…

Io sono questa energia… Sono entrato in un corpo fisico, e un giorno lo lascerò… Cerco di identificarmi con l’eterno e colloco le cose materiali nella giusta prospettiva… Io sono questo punto di energia cosciente… Ho la mia storia personale… Ho anche il mio destino davanti a me…

Mi sento molto bene, seduto sul trono tra le sopracciglia… sono luminoso… Lentamente e deliberatamente comincio ad elevare i miei pensieri oltre l’universo fisico… un luogo di pura spiritualità, avvolto da una luce dorata diffusa… la mia dimora originale… dove io esistevo prima di venire nel mondo fisico… Non ho niente… non possiedo nulla… neanche debiti karmici… nulla… Sono semplice, puro e senza limiti, pieno di pace, amore… potente e completamente immobile e silenzioso… un essere piccolo come una stellina molto vicina alla sorgente, Madre-Padre dell’Anima…

Visualizzo questa scena originale… Io, anima, in compagnia della fonte suprema di ogni amore, pace… felicità…

Insieme a tutte le altre anime, miei fratelli/sorelle spirituali… immersi nei raggi di questa luce avvolgente… sperimento la pace grazie a questa centrale energetica di pace… Sono mentalmente davanti a colui al quale devo la mia stessa esistenza…

Quanto amore c’è qui… mentre assorbo le Sue qualità e poteri… l’eredità che mi appartiene… mi rifornisco e la trasmetto a tutti…

Ricordo anche di essere come un faro che risplende nella fronte del corpo fisico… e tuttavia con grande amore e senso di gratitudine sono mentalmente collegato a colui che è chiamato Dio, Allah, Geova, Shiva… e che tanta importanza riveste per molti…

Egli è intensamente luminoso… ed io, anima, mi trovo direttamente davanti a questo sole spirituale… Madre, Padre e figlio… e null’altro… il maestro e lo studente… la guida e il discepolo… un incontro con l’essenza di tutte le relazioni… e il Suo potere e il Suo amore mi colmano fino a traboccare…

Da questo sommo luogo, posso osservare ogni cosa mentre rimango emotivamente e mentalmente connesso a questa sorgente come una lampada con la spina inserita nella presa di corrente… che riceve energia e la distribuisce sotto forma di raggi in tutto l’universo… a tutti gli esseri e anche a tutta la Natura…

Mantenendo questa consapevolezza… riporto gradualmente la mia attenzione al piano dell’azione… e ritorno portando con me la forza di questa esperienza…

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