Recensione Eventi

La filosofia dell'eros

pubblicato il 22/06/10


Radha Gupta, insegnante di meditazione Raja Yoga prima in India e poi in Scozia, che dal 2002 insegna e coordina le attività della Brahma Kumaris World Spiritual University a Roma, ha iniziato il proprio intervento evidenziando il tratto di delusione e tristezza che la cultura di oggi inserisce implicitamente nel significato di Amore.
Ha rilevato, però, che la "fiamma dell'amore" continua ad ardere nonostante tradimenti e insuccessi, ed è quindi espressione di una potenza pura e originale: l'amore spirituale. Questo è un modo d'essere, uno status, un flusso di energia che si manifesta nel rapporto con gli altri, ma che non si esaurisce in esso. L'amore spirituale stimola comportamenti basati sul rispetto e catalizza una crescita nelle relazioni: l'attrazione verso una persona non è fondata su calcolo e interesse, ma su risonanze positive prodotte dal contatto profondo.
La relatrice riconosce nell'amore spirituale un tratto apparentemente egoista: l'amore per sé stessi. Questo, invece, è un sentimento positivo in quanto espressione della conoscenza di sé e, di riflesso, dell'essere umano: si traduce quindi spontaneamente in amore per tutti.
La scoperta di sé è, però, un processo problematico: l'interiorità umana è così complessa che è inevitabile si accumulino "polvere e sporcizia" accanto a elementi positivi, e serve coraggio per affrontare questa verità.
La relatrice ha identificato tre obiettivi di ricerca dell'uomo, che riempiono la vita: pace, felicità e amore. L'amore, in particolare, è stato spesso confuso con la preoccupazione ossessiva nei confronti dell'amato, che si costituisce come uno scambio di energia negativa.
Se l'amore viene vissuto nell'ottica dell'amore spirituale, si crea al contrario un interdipendenza virtuosa: nel caso in cui un'amante sia in crisi, l'altro non entra empaticamente nella stessa condizione, ma riesce ad essere "orecchio" e ad ascoltare il dolore dell'altro senza assorbirlo ed esserne "contagiato".
L'amore spirituale, prosegue Gupta, è un'esperienza accessibile a tutti, che produce un cambiamento profondo e rende manifeste pazienza, tolleranza, amicizia, forza: è importante capire quale sia la fonte di questo sentimento tanto profondo e potente. Questa va identificata nel Supremo, una sorta di padre/madre spirituale, che ispira il rispetto per sé stessi e con cui ci si deve "riconnettere". L'intervento prosegue con la narrazione di un mito tratto dalla religione Indù, secondo cui Shiva chiede ai figli Karttikeya (intelligente, veloce) e Ganesha (divinità dalla testa di elefante) di dimostrare il loro amore per il padre facendo il giro del mondo. Il sensibile Ganesha, allora, fa una danza intorno al padre e commenta "Sei tu il mio mondo!".
Secondo la relatrice questo amore è quello che discende dal rapporto con il Supremo: è un dono gratuito senza la pretesa di reciprocità, un'abbondanza di affetto dovuta alla diretta connessione con la sorgente, a cui si attinge come ad un oceano sempre pieno.

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